Giornale dell'I.T.I.S. "G. Cardano" - Pavia

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Ius soli

AUTORI
Roberta Basile e Pietro Reali  2^  DLS
Ultima modifica: 2 anni fa

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~ 5 minuti
Valutazioni: 2
| Media: 4.5

Nuovi italiani: perché no?

Da alcuni mesi è salita alla ribalta, nella scena politica italiana, la discussione sullo ius soli, una legge che, se fosse approvata dal Senato, potrebbe portare circa 800mila minori nati in Italia da immigrati a cittadini.

L‘ultima legge riguardante questo delicato argomento risale al 1992 e prevede un’unica modalità di acquisizione della cittadinanza chiamata ius sanguinis (diritto di sangue): un bambino è italiano se almeno uno dei genitori è italiano; mentre un bambino nato da genitori stranieri in territorio italiano può chiedere la cittadinanza solo dopo aver compiuto 18 anni e, se fino a quel momento, ha risieduto in Italia legalmente e ininterrottamente. Questa legge esclude dalla cittadinanza decine di migliaia di bambini che, in alcuni casi, non hanno mai visto il paese da cui provengono i genitori e di cui sono cittadini.

Nel 2015 è stata approvata dalla Camera dei deputati una nuova legge: essa comprende lo ius soli temperato e lo ius culturae.

Il primo prevede che un bambino, originario di uno stato dell’UE e nato in Italia, diventi automaticamente italiano se almeno uno dei due genitori si trova legalmente nel nostro paese da almeno cinque anni. Se, invece, il genitore è in possesso di permesso di soggiorno, ma non proviene dall’Unione Europea, deve soddisfare altri tre parametri:

deve avere un reddito non inferiore all’importo annuo dell’assegno sociale,

deve disporre di un alloggio che risponda ai requisiti di idoneità previsti dalla legge,

deve superare un test di conoscenza della lingua italiana.

Lo ius culturae prevede di ottenere la cittadinanza attraverso il sistema scolastico italiano. Infatti potrebbero chiedere la cittadinanza italiana i minori stranieri nati in Italia che hanno frequentato le scuole italiane per almeno 5 anni e superato almeno un ciclo scolastico (cioè le scuole elementari e medie). I ragazzi, nati all’estero ma che arrivano in Italia fra i 12 e i 18 anni, potrebbero ottenere la cittadinanza dopo aver abitato in Italia per almeno 6 anni e aver superato un ciclo scolastico.

Con il trascorrere delle settimane il dibattito è diventato sempre più acceso tra chi sostiene che approvare lo ius soli sia un atto di civiltà e di integrazione (PD, Movimento Democratico Progressista e Sinistra Italiana) e chi cerca di ostacolarlo adducendo a pericoli sulla sicurezza (AP, Lega Nord, Forza Italia e Movimento 5 Stelle).

Noi pensiamo che l’introduzione della legge sia un passo verso un paese più civile e integrato. Lo ius soli può dare una possibilità a coloro che provengono da regioni povere o in guerra e che si impegnano per il nostro paese, lavorano, parlano italiano correttamente e hanno legami deboli con il loro stato d’origine. Inoltre non dobbiamo dimenticare che in passato molti italiani emigrarono all’estero venendo accolti da molti altri paesi e non senza difficoltà! Ora, sarebbe un atto di riconoscenza concedere la cittadinanza a persone che si trovano nella stessa condizione, visto che ci vantiamo di essere un paese aperto.

Concludendo, riteniamo che la riforma sia giusta e doverosa, ma saremmo contrari se gli unici a trarne vantaggio fossero gli immigrati che non si impegnano per il nostro paese e non si sentono veramente italiani. L‘inclusione è importante, ma secondo noi bisogna puntare sulla trasmissione e sul rispetto dei valori fondanti della tradizione italiana.

P. Milasi, F. Cafforio, L. Riccio, F. Trespidi 2^ DLS

Io, straniero due volte

Perché dovrei aspettare di raggiungere la maggiore età per diventare cittadini italiano? Sono nato in Albania, ho 15 anni e, da quando avevo un anno,  vivo in Italia. Come credete che possa sentirmi quando in TV parlano di IUS SOLI? Attraverso internet e giornali ho raccolto molte informazioni e mi sono fatto un’idea. Non sono nato in Italia e non ho un genitore italiano come richiederebbe lo IUS SANGUINIS.

La nuova legge parla di IUS SOLI e IUS CULTURAE.  La prima opzione non fa per me perché non sono nato in Italia. Lo IUS CULTURAE mi riguarda e mi permetterebbe di diventare cittadino italiano subito, visto che ho concluso da tempo il ciclo scolastico Immagine 22richiesto e anche di più.

Penso che concedere la cittadinanza sia una responsabilità per lo Stato; è come se si dovesse accogliere qualcuno in famiglia: bisogna essere sicuri di chi si porta in casa! Allo stesso modo è importante considerare la situazione economica e di vita di chi chiede la cittadinanza. Tuttavia non si deve neppure esagerare, essere troppo rigidi e fare troppe differenze tra chi è cittadino europeo e chi no. L’importante è essere persone oneste e perbene. Mi sentirei offeso se ad esempio un cittadino greco, quindi appartenente all’Unione Europea, ma non serio e disonesto, ottenesse la cittadinanza e io no solo perché l’Albania non fa parte della U. E. Per pochi chilometri sarei escluso visto che la Grecia confina con l’Albania!

So che non è questione di confini, ma di economia, di governi e di tante altre cose che mi è troppo difficile capire. Spero solo che tutta questa discussione porti a qualcosa di buono per tanti ragazzi che, come me, sono “italiani” da quando avevano pochi mesi: non è quasi dalla nascita?

                                                                                                         Trevis Paluca  2^ DLS

Stranamente straniero

Mi chiamo Efrem, sono nato in Etiopia e all’età di cinque anni sono stato adottato da una famiglia italiana; quindi sono italiano a tutti gli effetti.

Il mio compagno di classe Trevis è nato in Albania, ma è nel nostro paese da quando era piccolissimo, eppure lui non ha la cittadinanza e dovrà aspettare fino a diciotto anni per ottenerla: se lo ius soli fosse approvato, sarebbe più semplice per lui, che è qui da molto più tempo di me, diventare italiano.

Non vedo perché egli non possa definirsi parte di una nazione nella quale vive da quindici anni, una nazione che offre a lui e alla sua famiglia alloggio, lavoro e sostentamento, ma che non lo vede come suo membro. Lo trovo assurdo, perché Immagine3neanche io sono nato in Italia, eppure ne sono cittadino!

Ormai in  un singolo stato convivono decine di etnie diverse e tutte contribuiscono al suo sviluppo: una  nazione accogliente e inclusiva può offrire opportunità a tutti i suoi cittadini,  convogliando e finalizzando le energie di tutti al benessere comune.

                                                                               Efrem Vietti   2^ DLS

Una questione tanto evidente

Siamo nati entrambi in Italia, figli di famiglie da sempre italiane, ma anche secondo noi lo ius soli è un diritto basilare. Cresciuti in un paese dove i partiti pensano più ai voti che alle persone, ci sentiamo in dovere di difendere i nostri compagni di classe e amici che non hanno la cittadinanza perché originari di altri stati, lontanissimi dalla loro vera casa , che è qui.

Quando siamo venuti a sapere della loro situazione, siamo rimasti sbigottiti, perché li consideriamo nostri pari sotto ogni aspetto: non avremmo mai pensato di doverli definire come ‘stranieri’.

C’è chi pensa che, attuando lo ius soli, si creerebbe “un’ondata” di forestieri rivolta verso l’Italia e che, quindi, come prima conseguenza, le opportunità di lavoro, già limitate, diminuirebbe drasticamente.immagine 4

Ma, dopo tutto, perché dovrebbero venire proprio qui, più di quanto lo facciano ora? Sono molti gli stati europei ad offrire condizioni economiche più floride e vivaci delle nostre…  Potendo scegliere, non pensiamo che una persona porrebbe l’Italia tra le sue prime mete solo perché “attirata” dalla facile concessione della cittadinanza.

Il governo non può non affrontare una questione tanto evidente, non può deludere i suoi cittadini e tanto meno permettersi di perderne dei potenziali.

                                                           Roberta Basile e Pietro Reali  2^  DLS

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