“Nessun vascello c’è che, come un libro, possa portarci in contrade lontane.” Emily Dickinson
Comprare un libro è come acquistare un biglietto dell’aereo ma per una destinazione sconosciuta.
Sali, ti metti comodo e inizi a volare oltre qualsiasi confine.
Poi i tuoi occhi si posano sull’ultima parola, giri la pagina e non sei più lo stesso: dentro di te si è accesa una lampadina ad illuminare una parte della tua mente che non sapevi esistesse, un mondo nuovo.
Alcuni scrittori raccontano i problemi della società sviluppando le loro storie in un contesto verosimile, basti pensare a “I promessi sposi” di Manzoni, a “Rosso Malpelo” di Giovanni Verga, “Seduto sull’erba al buio” di Mino Milani o, più recente, “Brucio” di Christian Frascella.
Tutte storie volte a descrivere la realtà che conosciamo, per indurre il lettore a pensare, a riflettere sui comportamenti delle persone e sulle problematiche della storia che abbiamo vissuto e viviamo ogni giorno.
Ma perché l’intento didattico-moralistico non dovrebbe essere possibile anche attraverso il fantasy?
Perché anche altri mondi non potrebbero aprire gli occhi all’animo delle persone?
Il genere fantasy, che è molto diffuso soprattutto in America e ora sta trovando spazio anche sotto la penna degli scrittori italiani (un esempio è la scrittrice Licia Troisi la cui ultima produzione riguarda un nuovo volume de “La saga del dominio”), è sempre più apprezzato e interessa persone di tutte le età in moltissimi paesi, affrontando temi seri senza rinunciare alla suspense e alle emozioni.
Chi non ha mai sentito parlare del famoso Harry Potter?
Il problema è che la maggior parte degli italiani vede questi libri solo come storie di fantasia, come un semplice intrattenimento per menti giovani e sognatrici. Io vedo qualcosa di più.
Vedo sì mondi differenti, popolati da fate, maghi, nephilim; ma vedo anche dei valori, degli insegnamenti, nascosti tra uno strato di magia e l’altro, che mi aiutano a guardare la mia realtà con occhi differenti e una mente più aperta.
Con questo non voglio dire che le persone debbano smettere di leggere i classici italiani e iniziare a credere a creature mitologiche.
Intendo che si può guardare il nostro mondo da un’altra prospettiva e riscoprirlo sotto una nuova luce.
Perché in fondo, in un modo o nell’altro, citando un celebre fantasy americano, “tutte le storie sono vere”.
Giulia Faccini 2 DLS