Giornale dell'I.T.I.S. "G. Cardano" - Pavia

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PAURE

AUTORI
Reginaldo Hasa  3^ BC
Ultima modifica: 2 anni fa

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| Media: 3.5

 E’ passato ormai un anno dal primo caso di Covid apparso in Italia. Tanti sono stati i problemi che tutti noi, giovani e adulti, abbiamo dovuto affrontare. Questo ha comportato disagi emotivi e psicologici, soprattutto per noi adolescenti, che in quest’età iniziamo a capire, a scegliere che uomo e che donna vorremmo essere, un periodo accompagnato da insicurezza e domande esistenziali. La pandemia ha gettato benzina sul fuoco dell’adolescenza.

Molti ragazzi affrontano queste problematiche cercando soccorso nell’alcol o nelle droghe, altri si isolano nella loro cameretta; c’è chi, addirittura, arriva a fare scelte drastiche come togliersi la vita o sfidare la morte. Sono  modi diversi per affrontare problemi comuni a tanti di noi: la solitudine, la paura di un futuro incerto, l’ansia e il timore di essere giudicati. Non tutti abbiamo lo stesso carattere; ci sono ragazzi più fragili e sensibili, che fanno fatica a rialzarsi ed affrontare i problemi che la vita impone. Più certe tensioni vengono accumulate, più c’è il rischio di scoppiare e prendere decisioni sconsiderate; anche il rischio di cadere in un pozzo senza fondo, la depressione, è molto alto e, se non si interviene in tempo, diventa difficile da curare. Per fortuna molti adulti hanno notato che non sono i soli a vivere in una situazione di disagio, perciò si sono mossi a nostro favore proponendo incontri con lo psicologo e sportelli d’ascolto. Quando le scuole non sono più state in presenza ma in didattica a distanza, la possibilità di avere rapporti sociali si è drasticamente ridotta; per alcuni, poter incontrare i propri coetanei in un ambiente scolastico era un’ancora di salvezza, ma quando non é più stato possibile, la solitudine si è fatta sentire e, per chi non era abituato a stare da solo con i propri pensieri, paure, insicurezze, è stato difficile sopportare la sofferenza.

Personalmente ero già abituato alla solitudine; fin da piccolo avevo pochi amici perché ero e sono un ragazzo insicuro, sono sempre stato sovrappeso, ero abituato ad essere preso in giro; anche il fatto di essere straniero, e quindi “diverso” dagli altri, fin da piccolo mi ha portato ad avere pochissimi amici. Ad oggi non è cambiato molto e, anche se durante il primo lockdown sono riuscito a raggiungere l’obiettivo di dimagrire, la paura di non essere adeguato mi accompagna sempre.

Ci siamo trovati di colpo davanti a un muro insormontabile, senza poter più esprimere noi stessi; se non possiamo fare nuove esperienze, non impariamo e non modelliamo il nostro carattere. A volte mi sento come un foglio bianco, vuoto, senza utilità e solo, con tanta paura per il futuro. Prima o poi si ha un crollo, ed il problema é che non possiamo mostrarlo perché ci renderebbe fragili agli occhi altrui. Ma per cosa? Perché non vogliamo essere uguali a tutti gli altri, non vogliamo fare parte del “gregge di pecore” che la società ci impone?

E’ brutto sentirsi diversi e non capiti, è brutto dover mentire a se stessi e agli altri, indossare  una maschera; tutti lo facciamo e nessuno lo ammette, tutti fingiamo: siamo diventati talmente bravi a recitare da non distinguere più noi stessi da ciò che fingiamo di essere.

PS: sono confuso.

Reginaldo Hasa  3^ BC

Valutazioni: 4 | Media: 3.5

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