Giornale dell'I.T.I.S. "G. Cardano" - Pavia

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INTERVISTA AL PROFESSOR SANDRO GALLOTTI: “GREEN PASS…PRO O CONTRO?”

AUTORI
S.Garibaldi, E.Novarini ( 2DLS) ,  F. Scola (2ALS)
Ultima modifica: 2 anni fa

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Chi si vaccina, si avvicina!

 

Sandro Gallotti, docente di Chimica e Scienze presso il Liceo Scientifico delle Scienze Applicate G. Cardano di Pavia, nonché coordinatore di materia e responsabile del dipartimento liceale, si presta a fornirci la sua visione riguardo un tema molto attuale: green pass, pro o contro?

Individuando gli argomenti cardine del dibattito, abbiamo proposto al professore diverse questioni che ci hanno permesso di capire meglio il suo punto di vista e la situazione in cui viviamo.

Perché scegliere questo tema ormai a tutti tanto noto? La risposta è semplice: il Covid non solo è ancora al centro dei nostri pensieri e delle nostre preoccupazioni, ma rimane tra le notizie principali di giornali e telegiornali. Certamente con la somministrazione dei vaccini e le misure di contrasto adottate dal governo in questi mesi, la pandemia causata dal virus COVID-19 si è in parte placata, anche se ancora oggi c’è bisogno di strumenti di prevenzione, quali green pass e dispositivi di protezione.

 

 

Incontriamo il prof. Gallotti in un’aula dell’ ITIS G. Cardano, il giorno 13 ottobre 2021, in occasione di questa intervista.

 

Cosa ne pensa dell’attuale gestione dei servizi tramite il controllo del green pass?

«Dobbiamo fare una distinzione tra servizi pubblici e servizi privati. Secondo me, i servizi pubblici non sono stati gestiti correttamente: per esempio il green pass dovrebbe essere controllato anche sull’autobus, per quanto possa essere scomodo e difficile, dato che anche durante una tratta breve c’è la possibilità di contrarre il virus.

Invece, a mio parere, a livello privato è stato gestito correttamente perché la richiesta di green pass tutela la collettività.»

 

La vaccinazione non è obbligatoria, ma in qualche modo viene sollecitata visto che i docenti, se vogliono espletare il loro lavoro, devono essere provvisti di green pass. Lei si è vaccinato? Si sarebbe comunque sottoposto a vaccinazione a prescindere dall’obbligo di green pass?

«Sì, avrei comunque deciso di vaccinarmi perché, come insegnante di scienze e come persona informata dei fatti, ritengo che il vaccino rappresenti comunque una difesa; può non essere efficace al cento per cento, ma evita risvolti traumatici e tragici nell’epilogo e nello sviluppo della malattia. Quindi avrei comunque ritenuto indispensabile questa decisione: sia per me che per mio figlio ho fatto per scelta le vaccinazioni non obbligatorie perché ritengo che la copertura vaccinale offra un vantaggio che la situazione senza vaccino non dà.»

 

Ritiene giusto che i non vaccinati, non in possesso di green pass, non possano accedere agli stessi servizi delle persone vaccinate, dotate di green pass?

«Io ritengo corretta questa scelta, semplicemente interpretando uno degli articoli della Costituzione italiana che salvaguarda la salute di tutti e,  di conseguenza, la collettività deve prevalere sull’interesse del privato.

L’obbligatorietà del green pass non è né una dittatura, né una privazione della libertà personale, ma una tutela della salute e sono pienamente d’accordo che prevalga quella pubblica.»

 

Secondo lei, si può fare affidamento su un vaccino così recente? Farebbe vaccinare i suoi figli con un vaccino ancora sperimentale?

«Effettivamente questo vaccino ha avuto delle tempistiche non conformi rispetto al normale, ossia di un solo anno, quando solitamente un vaccino impiega dieci anni di rito normale o cinque anni di rito abbreviato per essere somministrato in massa sulla popolazione.

Nonostante ciò, viste le certificazioni del vaccino, e la grave situazione pandemica, ritengo comunque il vaccino una scelta efficace.

Sono d’accordo a far vaccinare mio figlio, dopo i dovuti controlli ed esami, come ho fatto personalmente per la somministrazione delle dosi di Astrazeneca.

Bisogna però tenere presente che laddove c’è una reazione al vaccino, generalmente alle spalle vi è una patologia nel paziente.»

 

Pensa che in un futuro prossimo si potrà anche fare a meno del green pass?

«Probabilmente sì, se riusciremo a raggiungere il famoso “effetto gregge”. Tuttavia sono dell’avviso che, ora come ora, dovremo convivere con questo vaccino e i primi farmaci, per poi in futuro trattare il Coronavirus come un’influenza, con farmaci precisi che dovremo assumere per affrontare questa realtà anche senza l’uso del green pass.»

 

Cosa ne pensa dei no vax?

«Io parto dal presupposto che ognuno debba avere la propria libertà di pensiero; tuttavia non concepisco il dover limitare la libertà degli altri, a causa di una mia scelta .

Se si vuole, è possibile non vaccinarsi, ma bisogna essere consapevoli che ne conseguono delle limitazioni, nell’ottica della tutela della collettività.

Non ci si può rifiutare di fare il vaccino per principio, occorre razionalità…e non bisogna credere ai castelli di falsità creati sugli effetti del vaccino.

Io rispetto tutti, ma per me prevale la sicurezza della collettività.»

 

Secondo lei il green pass è una limitazione dei diritti che possiede una persona?

«No, seguendo il filo conduttore che io ho deciso di seguire fin dall’inizio direi di no.

Il green pass è una tutela che hanno tutti i cittadini; se io voglio intraprendere un’attività devo tutelare chi sta di fianco a me.

Quindi per me il green pass è una garanzia dei diritti di tutti.»

 

Cosa ne pensa della decisione dello Stato di far ricadere la responsabilità di eventuali effetti collaterali sulla persona che si sottopone al vaccino?

«Questa scelta, in realtà, viste le tempistiche di validazione del vaccino, non mi sembra completamente corretta: è vero che si decide liberamente, ma in realtà non c’era molta scelta nella situazione tragica in cui ci siamo trovati.

Io avevo due prospettive: la prima, il vaccino che mi consentiva di non finire intubato in ospedale (nel peggiore dei casi); la seconda, il vaccino che mi permetteva di essere più protetto.

Quindi, per me, doveva esserci un “cinquanta per cento”, cioè una forma di tutela: io mi trovo di fronte ad una strada senza uscita, e se voglio avere salva la vita e proteggermi, sono obbligato a vaccinarmi: considerando la scarsa conoscenza degli effetti collaterali, e le scarse garanzie del caso, una forma di tutela sarebbe stata comunque gradita.»

 

Un’intervista formativa

Attraverso l’interessante e coinvolgente intervista al professor Gallotti, abbiamo capito che la sicurezza e la prevenzione in questo periodo sono elementi importanti nella nostra vita quotidiana, e dunque il vaccino è uno strumento di tutela verso noi stessi e gli altri.

Ringraziamo il professore per essersi dimostrato disponibile e per averci fatto acquisire nuove nozioni su questo tema molto delicato, importante e attuale.

S.Garibaldi, E.Novarini ( 2DLS) ,  F. Scola (2ALS)

 

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