Giornale dell'I.T.I.S. "G. Cardano" - Pavia

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Cocktail al Covid-19

AUTORI
Livia Ghiglia, 2 CLS, ITIS Cardano
Ultima modifica: 2 anni fa

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Senz’altro questi tre mesi di quarantena mi hanno dato tempo per pensare. Dopo novanta giorni di una nuova ma anche incerta routine, alcuni tratti di me e del mio carattere hanno iniziato a delinearsi nella mia mente.

Ora c’è una parte della sottoscritta che sembra commentare: «Oh guarda, una giovane donna che inizia a capire i suoi interessi!» e poi c’è l’altra parte di me, quella grezza e che ama fare i lavori manuali, che risponde «Ma che donna e donna! E’ la noia della quarantena che gioca brutti scherzi!».

Insomma, nonostante il delirio che ho visto in tante persone e la confusione dei decreti che invadono le nostre case via televisione, radio e web, ho preso delle dignitose distanze da ciò che accadeva, vedendo la situazione come totalmente naturale. Ormai penso che tutti i miei compagni di classe e un buon 70% della gente che conosco mi veda come la ‘catastrofista’ di turno, che ama i film apocalittici e i libri distopici. Ma voglio guardare la situazione con un occhio più imparziale: non sono così distruttiva, è solo che ho un approccio ‘darwiniano’ verso la vita e alcune delle sue inevitabili conseguenze, quali l’estinzione dei dinosauri, le ere glaciali e il coronavirus.

Per farla breve, mi sembrano cose più che naturali e oneste da parte della Natura e a dirla tutta con questa specie di pensiero patriottico che si è installato nell’aria non mi ci trovo proprio. Non sono quel tipo di persona che canta l’inno dai balconi alle sette in punto o che appende lo striscione con scritto #ANDRA’TUTTOBENE e l’arcobaleno dipinto. Ad essere sincera questa cosa mi sembra un po’ sgarbata da parte mia, perché sappiamo tutti che la comunità è importante e dovremmo sostenerci l’un l’altro e così via, per questo di solito i miei commenti li tengo per me.

Ovviamente non pensando al bene della comunità la mia mente è stata riempita da altro.

Ho realizzato che in una situazione come questa sono due i modi in cui mi approccio.

Il primo mi vede cacciatrice di zombie che, con una squadra di sopravvissuti, se la cava egregiamente durante l’apocalisse, un po’ in stile ‘Zombieland’ (tra l’altro è un film divertente, da vedere se non vi impressionano viscere e cervelli spappolati). Ma questo virus non mi concede la possibilità di sperare in una bella apocalisse che decimerebbe l’umanità e ci leverebbe di torno dalla Terra almeno per un po’, cosa che le farebbe piacere sicuramente. Voglio dire, mi dispiace che le persone stiano male e che gli ospedali siano sovraccarichi e cose varie, ma proprio non ce la faccio a non vederla in una cornice più grande: i singoli non contano, si tratta solo della Terra e dell’umanità. E sì, mi piacerebbe moltissimo sopravvivere durante un’apocalisse perché significherebbe vivere ma con molta meno gente intorno. E poi sono appassionata di zombie, si sa.

Però poi realizzo che non sarei fisicamente in grado di farcela, dovrei essere più allenata e saper maneggiare un’arma. Quindi a questo punto mi faccio un appunto mentale segnando che dovrei iscrivermi a qualche corso di sopravvivenza e fare un’estate con gli scout, giusto per imparare l’essenziale. Non mi dispiacerebbe entrare nella comunità dei survivalisti. In fondo la teoria l’ho imparata, con tutti i film e gli articoli che ho letto ho in mente così tanti scenari diversi per un’apocalisse zombie che avrei l’imbarazzo della scelta.

Ma adesso passiamo al secondo approccio: quello naturalistico. Sarei un mix tra la protagonista femminile di Avatar e Katniss Everdeen di Hunger Games (altri film che consiglio di vedere). Mi piacerebbe vivere a stretto contatto con la natura e gli animali, fino a sentirmi parte di essi, quasi un ritorno alle origini dell’essere umano. Però sappiamo tutti che purtroppo non basta l’amore per la natura a farci sopravvivere in un bosco.

Servirebbero basi di caccia e pesca, sapersi costruire un rifugio, accendere un fuoco e soprattutto evitare di morire avvelenata o di ipotermia. E qua ritorno a scrivere il mio post-it mentale, a cui aggiungo di imparare a riconoscere le piante ed essere in grado di costruire una trappola a scatto.

Dunque, dopo aver riscoperto alcuni tratti del mio carattere, cosa che diciamo ha occupato almeno 60 giorni (contando che il primo mese non realizzavo ancora di essere a casa da scuola), ho iniziato a trasferirli nella mia vita con un approccio più realistico e indirizzato al futuro.

In questa situazione penso che più o meno tutti ci siamo ritrovati sorpresi e con la consapevolezza di dover trovare un modo per rialzarci, finito il caos post-coronavirus.

Per rendere l’idea di come l’ho vissuta io, uso una metafora: mi sono sentita come se qualcuno avesse preso uno shaker del bar e versato dentro questi tratti del mio carattere, senza trascurare le mie altre passioni e interessi, aggiunto qualche foglia di menta e un paio di cubetti di ghiaccio, shakerato tutto e versato in un bicchiere sul tavolo, con una cannuccia e un ombrellino di quelli che si mettono nei cocktail in spiaggia.

Ecco l’essenza di Livia poggiata sul tavolino di vetro, tutta tranquilla, a pensare ai fatti suoi e impegnata con la scuola e il resto. Finché il ragazzo che si sta buttando in piscina per sbaglio non urta il tavolino e rovescia il succo per terra. Diciamo che ‘per terra’ è uguale a ‘sulla vita’. Ora Livia si trova rovesciata sulla vita e deve cercare un modo intelligente per far sì che il suo carattere riesca a trovare una strada in mezzo alle mattonelle di terracotta ed arrivare fino all’aiuola, dove magari riuscirà a dare sostanze nutrienti al terreno e a far nascere una bella pianta. La pianta, tanto per intenderci, è uno stile di vita che rispetti il mio carattere e che soprattutto mi piaccia.

Ed è qui che entrano in gioco i pensieri sul futuro. Confrontiamoci col futuro prossimo, che essendo prossimo ha la priorità. E’ finito il lockdown. Si possono vedere anche le persone che non sono ‘congiunti’. Quindi possiamo ritornare ad avere una vita decente.

Ma quali sono le abitudini che manterrò? E a cosa avrò capito di poter rinunciare? Inizierò a fare cose nuove? Di abitudini in realtà non ne avevo di precise, all’infuori della routine scolastica e andare in maneggio una volta a settimana, ma finché non riprenderanno sul serio queste attività non ho vincoli. Invece ho capito di poter rinunciare ai luoghi comuni pensati per la società e ho intenzione di non conformarmi troppo in futuro, per rispettare me stessa e le mie preferenze. Non sono molto socievole, e non posso dire che aver rinunciato alla socialità in questo periodo sia stata fonte di particolare tristezza, perché in fondo stare in compagnia non è una componente così importante della mia vita. Preferisco stare con gli animali o per conto mio, e riguardo agli amici meglio pochi ma buoni.

Invece per le cose nuove vorrei imparare a cavarmela da sola con quello che mi offre la natura, imparare a riconoscere le piante commestibili e a fare trappole, chissà magari tornerà utile in futuro. Vorrei anche imparare a tirare decentemente con l’arco, una volta avevo iniziato un corso, ma avevo finito per abbandonarlo. E poi magari mi verranno altre cose in mente, essendo giovane e forte ho tutto il tempo che voglio per impararle.

Quest’estate non sarà molto movimentata, non penso che riusciremo a fare molte vacanze. Per cui i miei propositi sono questi: lavorare in maneggio e fare pratica con qualunque cosa sia utile imparare. E leggere un sacco di libri, anche se alla fine ritorno alle vecchie saghe rilette non so quante volte.

Ma quest’estate vorrei riuscire anche a fare un salto al mare, o almeno al lago, perché mi mancano le giornate estive con la sabbia sotto ai piedi e l’acqua a rinfrescarmi. A Pavia d’estate è sempre una sauna costellata di zanzare. Ma comunque vada, spero di divertirmi.

Mentre per la scuola devo dire la verità: non ho la più pallida idea di come sarà a settembre. Mi piacerebbe però trarre vantaggio dagli aiuti che la tecnologia ci offre, che in questo periodo sono stati così importanti, non solo durante il bisogno ma anche nella quotidianità, trovando metodi per rendere più divertente l’insegnamento.

Detto questo penso che mi dileguerò e tornerò a leggere Hunger Games per la terza volta, del quale lascio due citazioni che per me hanno un significato in questa situazione: “Ho passato tanto tempo ad assicurarmi di non sottovalutare i miei avversari che ho dimenticato quanto sia pericoloso sopravvalutarli” e “Possa la buona sorte essere sempre a vostro favore”.

                                                   Livia Ghiglia,
2 CLS, ITIS Cardano

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