Giornale dell'I.T.I.S. "G. Cardano" - Pavia

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LE PAROLE DEL 2021 CHE SICURAMENTE NON DIMENTICHERAI

AUTORI
F.Galbarini, A.Garetti, T.Rinaldi   2^Dls
Ultima modifica: 2 anni fa

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Quali sono state le parole più  usate nel corso dell’anno 2021? Proviamo a ripercorrere i mesi appena  trascorsi consultando giornali, Web e Social  per stilare una speciale classifica delle parole più utilizzate in questo periodo, spiegandone il significato e cercando di individuare i motivi del loro super utilizzo.

La prima parola che salta agli occhi e alle orecchie è AZZURRI. Il 2021 è stato un anno fortunato per lo sport  italiano e la parola azzurri è stata tra le più pronunciate per i meriti sportivi degli atleti  italiani alle Olimpiadi di Tokio e non solo. La maglia azzurra, l’uniforme delle compagini sportive che rappresentano l’Italia in ambito internazionale, è stata indossata per la prima volta  il 6 Gennaio 1911 dalla nazionale di calcio in campo contro l’Ungheria e fonti storiche spiegano

come  l’azzurro sia stato scelto in onore di Casa Savoia, dinastia regnante all’epoca in Italia. La parola Azzurri è stata utilizzata molteplici volte in seguito ai molteplici successi sportivi italiani nel corso del 2021: dalla vittoria in Inghilterra agli Europei di calcio, al successo del tennista Matteo Berrettini  al Torneo Queen’s Club Championships e alla suo secondo posto a Wimbledon, dagli ori olimpici di Gianmarco Tamberi nel salto in alto e di Marcell Jacobs nella velocità (100 metri), all’oro nella staffetta maschile 4X100 e a quello nei 20 km di  marcia di Massimo Stano.

 

 

Un’altra parola tante volte utilizzata nel 2021 è stata VARIANTE, termine legato alla pandemia. Una variante si genera quando un virus, moltiplicandosi nell’organismo ospite, subisce una o più modifiche  nel suo patrimonio genetico che lo rendono diverso dal virus originario. Nella maggior parte dei casi, la mutazione non determina cambiamenti importanti nella struttura del virus e nel suo meccanismo d’azione . Tuttavia in alcuni casi la mutazione, o la combinazione di più mutazioni, possono conferire al virus “nuovo” (variante) una maggiore capacità di riconoscere le cellule da infettare e, quindi, una maggiore aggressività e velocità di diffusione. In altri casi, il virus modificato può diventare resistente alla risposta del sistema di difesa dell’organismo che agisce  durante l’infezione naturale o in seguito a vaccinazione. Con il termine variante oggi ci si riferisce in particolare alle forme con cui il coronavirus Sars-CoV-2 si è manifestato e ha contagiato il mondo intero a partire dal 2019: si è parlato in particolare di variante Alfa o inglese e di variante Gamma o brasiliana, di variante Delta o indiana e di variante Omicron per la prima volta apparsa in Sud Africa e poi diffusasi in tutto il mondo negli ultimi mesi del 2021. La variante Deltacron del coronavirus Sars-CoV-2 non è mai esista. È questa la conclusione cui è giunta la rivista scientifica Nature, che in un articolo pubblicato sul suo sito ha ricostruito quanto accaduto nelle ultime settimane, liquidando la vicenda come un probabile errore dovuto a una contaminazione in laboratorio tra campioni.

 

Che dire poi del termine VACCINO che ha spopolato nel corso del 2021, preparato tanto desiderato da alcuni quanto vituperato da altri? Questo termine sulla bocca di tutti già con la comparsa del coronavirus Sars-CoV-2,  è stato usato per la prima volta molto tempo fa, circa nel 1796 grazie allo studioso inglese Edward Jenner.  Durante le sue ricerche che avevano l’obiettivo di bloccare l’epidemia causata dal vaiolo, notò che le mungitrici che si erano infettate con il vaiolo bovino, in seguito non sviluppavano più il vaiolo “umano” ; così decise di iniettare ciò che riteneva responsabile del vaiolo della mucca, meno letale rispetto a quello dell’uomo, negli esseri umani allo scopo di indurre la produzione di anticorpi e quindi l’immunizzazione. Da quel momento in poi nella storia della scienza sono stati realizzati molteplici vaccini per difendere la salute, non ultimo proprio il vaccino contro il coronavirus Sars-CoV-2, un virus contagioso che secondo molti esperti del  settore può essere fermato o rallentato solo grazie all’utilizzo dei vaccini specifici.

 

Tra le parole più usate del 2021 troviamo anche il termine positivo: legato ai casi di coronavirus Sars-CoV-2; positivo è colui che è stato contagiato dal coronavirus Sars-CoV-2 e che ne può sviluppare  i sintomi. La positività deve essere verificata tramite l’uso di tamponi rapidi effettuati in farmacia o in autonomia o negli ospedali (test molecolare) e costringe all’isolamento. I primi casi di positività da Covid in Italia furono rinvenuti tra fine gennaio e febbraio 2020 e oggi, dopo due anni, il contagio prosegue, complici le varianti. Intristisce il fatto che, se fino a poco tempo fa si invitava a essere positivi nell’affrontare le giornate di scuola o di lavoro, ora il termine incute paura e non si augura a nessuno di “essere” positivo.

 

Sempre legata al Coronavirus è un’altra parola che ha modificato la sua valenza: mascherina. In passato la parola faceva pensare a festeggiamenti fantasiosi e a balli mascherati o tutt’al più ai dispositivi in uso dal personale medico durante gli interventi chirurgici. Ora la mascherina è diventata un dispositivo di protezione d’uso comune per affrontare l’emergenza epidemiologica. Le mascherine, infatti, consentono di limitare la diffusione del virus per via aerea, sono rigorosamente monouso e servono per proteggerci nei luoghi pubblici.

Il primo ad ipotizzare di utilizzare una protezione – una semplice garza – su bocca e naso per impedire che le goccioline cadessero nel campo operatorio fu  il chirurgo austriaco Johann von Mikulicz Radecki  nel 1897. Nello stesso anno il chirurgo francese Paul Berger operò per la prima volta con una mascherina di garza sul viso e  nel giro di qualche anno le mascherine chirurgiche iniziarono a diventare un presidio utilizzato dal chirurgo e non solo in sala operatoria.

 

 

Concludiamo la rassegna delle parole più usate con lockdown, termine inglese sinonimo di isolamento. Il primo lockdown del nostro paese, imposto per arginare il diffondersi del virus, è stato emanato il 9 marzo 2020 dall’ a

llora Presidente del Consiglio  Giuseppe Conte che decise di attuare un regolamento rigido, vietando di uscire dalle proprie abitazioni senza un’autocertificazione che ne giustificasse un necessario e comprovato  motivo.

 

Tutt’ oggi il termine è ancora parecchio utilizzato sia a livello mediatico che quotidiano dimostrando che, spinti dalla necessità, anche gli italiani, di qualsiasi età e cultura, sono propensi ad imparare l’inglese. Forse, per buona pace dell’Accademia della Crusca,  sarebbe bastato utilizzare il comune termine italiano isolare, disposizione già in voga al tempo della peste di memoria manzoniana  quando si vietava l’accesso a caseggiati e quartieri in cui il morbo della peste  si era manifestato o si isolavano gli ammalati nei lazzaretti.

F.Galbarini, A.Garetti, T.Rinaldi   2^Dls

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