Esame di Stato 2022, ne parlano sempre di più e ognuno dice la sua: ministri e politici, dirigenti e docenti, genitori ed esperti pedagogisti, giornali e televisione. Ma gli studenti cosa ne pensano veramente? Al di là delle prime reazioni a caldo alla proposta del ministro Bianchi cui ha fatto seguito la protesta nelle piazze del 4 febbraio e il successio confronto tra ministro e consulte degli studenti, come i maturandi percepiscono il fatidico esame che riproporrà le prove scritte?
Hanno paura di fallire, si sentono insicuri dopo due anni in cui l’attività scolastica non si è svolta in modo tradizionale. Ma si tratta di emozioni fondate?
Il timore della maturità accompagna gli studenti del quinto anno da sempre, ora forse di più a causa del periodo reso particolare dalla pandemia. Ma analizziamo meglio questi anni: abbiamo sfruttato al massimo la DAD? Se sì, perché dovremmo temere una prova d’esame modellata per noi dai nostri docenti? E’ innegabile che la didattica a distanza abbia creato alcune difficoltà, ma si è cercato di svolgere le lezioni nel modo più normale possibile, certo con qualche interruzione, ma alla fine ci siamo riusciti.
La maturità che ci aspetta ha un lato positivo; il ministro Bianchi propone una commissione d’esame interna, che sarà anche incaricata della stesura della seconda prova e questa decisione ha l’obiettivo di infondere tranquillità e sicurezza nei ragazzi. Essendo realizzata dai nostri professori, la seconda prova è un grande aiuto perché sarà modellata sui programmi effettivamente svolti nei vari istituti a livello locale, nella consapevolezza che gli effetti della pandemia sono stati diversi a livello nazionale. In questo modo il ministro sta cercando di rendere meno spaventoso e più personale l’esame agli occhi dei maturandi.
Inoltre la prima prova, ovvero il tema i cui titoli saranno scelti centralmente dal Ministero, non dovrebbe intimorire perché la proposta di sette tracce permetterà agli studenti di scegliere la tipologia che più li valorizza. Allora perché dovremmo temere di esprimere ciò che abbiamo assimilato, i nostri pensieri, le nostre idee?
Dobbiamo cogliere questo esame come un’opportunità per riscattarci, per tornare a essere protagonisti e riprenderci la scena; il cosiddetto “ritorno alla normalità” deve pur avvenire prima o poi e posticiparlo potrebbe creare più danni che benefici.
La maturità rappresenta davvero la fine della fanciullezza; terminando le superiori si oltrepassa la zona di sicurezza che ci ha tutelato e protetto a partire dal nostro ingresso nella scuola primaria, ma che ha continuato a salvaguardarci nel corso degli studi nella scuola secondaria. Forse ciò che spaventa di più non è l’esame in sè, ma il futuro incerto che ci attende. Forse ci dispiace lasciare compagni di classe e professori che ci hanno accompagnato e con cui abbiamo vissuto la quotidianità tra sorrisi, incontri e anche scontri, a volte. Dovremo camminare da soli, con le nostre gambe, all’interno di percorsi nuovi e ignoti, lavorativi o di studio.
Allora meglio guardare avanti, dimostrare chi siamo e cosa sappiamo, impegnandoci al massimo senza farci sopraffare dall’ansia e dalle insicurezze.
C. Cosio, M. Dari, A. Rancati 5DLS