Giornale dell'I.T.I.S. "G. Cardano" - Pavia

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Curiosità come “insubordinazione allo stato” (V. Nabokov).

AUTORI
Marco Ghezzi 5 ICL
Ultima modifica: 1 anno fa

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~ 3 minuti
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Ci sono poche cose che si possono considerare comuni a tutti gli esseri umani: siamo costituiti biologicamente da un complesso meccanismo mirato specificamente a far sì che ognuno di noi sia unico, favorendo la diversità e quindi rendendo ardua la ricerca dei fattori che ci accomunano universalmente. Ciò non toglie però la certezza della presenza di almeno un fattore comune: la curiosità.

L’essere umano convive con questa indiscutibile peculiarità sin da quando è in grado di pensare e viene da essa accompagnato lungo il corso dell’intera esistenza. La storia della curiosità affonda le proprie radici nei più antichi ricordi del genere umano; stimolò le prime scoperte ed invenzioni come l’avvento del fuoco o la costruzione della prima ruota, per diramarsi poi in una fitta rete di rami e fronde che si intrecciano e continuano a crescere, ancora oggi. Per comprendere la vera grandezza di questa nostra innata caratteristica, prima ancora di analizzarne lo sviluppo nel corso della storia, ci si deve soffermare sulla sua forma e identità: “Che cos’è la curiosità?”. Stiamo parlando di un generatore di idee e di forze incontrollabili capaci di smuovere l’animo umano nel profondo, ma anche di creare caos ed emozioni negative. Ciò che ci spinge a porci domande, ci porta inevitabilmente ad avvicinarci all’ignoto, che da sempre genera un dualismo controverso in noi, suscitando terrore ma anche fascino. Come la storia ha dimostrato più volte, possiamo affermare che le più grandi rivoluzioni create dall’uomo sono state alimentate dalla curiosità, che condusse Colombo alla scoperta di un intero continente per esempio, o Galileo a puntare il cannocchiale verso il cielo stellato diventando uno tra i primi ad intuire quanto infinitamente piccoli ed insignificanti risultiamo all’interno di questo universo, del quale ancora conosciamo poco e niente.

 

Possiamo facilmente individuare la correlazione esistente fra curiosità e conoscenza, e come la prima influenzi fortemente l’altra. La conoscenza è fondamentale per la crescita umana, la civilizzazione, la formazione di un pensiero critico e complesso, di un’etica personale, ma anche per la nascita dei nostri sogni e ambizioni. Vladimir Nabokov descrive la curiosità come “insubordinazione allo stato puro”; d’altronde sappiamo che ci sono stati molti uomini capaci di soggiogare intere popolazioni e ottenere potere con il solo controllo culturale, mirato all’inibizione della curiosità, inibizione che ha favorito la manipolazione e la cieca obbedienza.

Vladimir Nabokov

Possiamo nuovamente chiedere aiuto alla storia. Ci basta guardare indietro di qualche decennio per individuare famelici tiranni e dittatori che, a parer mio, compresero pienamente la vera potenza della curiosità e ne fecero un uso non certo nobile. Contrariamente invece ci sono state persone che hanno saputo trarre il meglio dalla diffusione popolare della curiosità, un esempio è la civiltà dell’antica Grecia che con la democrazia diede il potere al popolo, o ad una piccola parte di esso, invece che sottometterlo. Questo avvenne soprattutto grazie all’attenzione che diede alla cultura della curiosità negli individui per migliorare la collettività. Personalmente trovo che quella civiltà fu, per molti aspetti, anni luce avanti a noi. Le dobbiamo conoscenze di filosofia, pedagogia, scienza o astronomia alla base della cultura moderna occidentale. Essa è la prova che la curiosità è molto più di una semplice insubordinazione: è pura voglia di vivere, che porta al miglioramento di sé attraverso l’esperienza e l’arricchimento mentale. È ciò che di più prezioso abbiamo e non va dimenticato.

Marco Ghezzi 5 ICL

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