Giornale dell'I.T.I.S. "G. Cardano" - Pavia

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IMMERSI NELL’ARTE ALLA GAM

AUTORI
Arianna Masi e Angelo Zarra 4DLS
Ultima modifica: 2 mesi fa

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~ 5 minuti
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Durante la giornata del 10 aprile, le classi quarte liceo del nostro istituto si sono recate alla Galleria d’Arte Moderna a Milano per assistere a una visita guidata storica e culturale del museo e dell’edificio.
La Galleria d’Arte Moderna, conosciuta anche con l’acronimo GAM, si trova in zona Porta Venezia, facilmente raggiungibile con il treno o con la metropolitana, in via Palestro 16.

Il museo ha come sede la Villa Reale, conosciuta anche come Villa Belgiojoso, edificata tra il 1790 e il 1796 come residenza del conte Ludovico Barbiano di Belgiojoso e fu progettata con eleganza e funzionalità dall’architetto austriaco Leopold Pollack. Alla morte del conte la grande villa venne acquistata dal governo della Repubblica Cisalpina per trasformarla nella residenza milanese di Napoleone Bonaparte, che stava per divenire presidente della nuova Repubblica Italiana, di cui Milano sarebbe stata la capitale.

Con il ritorno del governo austriaco sulla città l’edificio divenne proprietà dei Viceré austriaci, abitata fra gli altri dal maresciallo Josef Radetzky che qui stipulò la Pace di Milano del 1849 che decretò la resa della città all’Austria. Dopo la seconda guerra d’indipendenza entrò nelle disponibilità del Regno di Sardegna.

Nel 1920 venne acquistata dal Comune di Milano che nel 1921 vi istituì la Galleria d’Arte Moderna di Milano, di cui ancora è ancora sede. Nel 1951 la Villa fu affiancata dal Padiglione d’Arte Contemporanea costruito con lo scopo di ospitare mostre temporanee d’arte contemporanea e che negli anni ha ospitato esposizioni di artisti anche di livello internazionale.

Facciata posteriore di Villa Reale

Concentrandoci sulla struttura dell’edificio con pianta ad U, esso è costituito da un corpo principale e due ali più basse ad esso perpendicolari che racchiudono il cortile d’onore affacciato sulla strada da dove potevano accedere le carrozze. Verso il giardino si dispiega invece un’ampia fronte orizzontale, dove si affacciano gli ambienti più importanti del palazzo. L’andamento orizzontale è invece prevalente nella Fronte sul parco. L’armonia e la razionalità vi dominano attraverso la ritmata successione degli elementi che la costituiscono: gli archi al piano terreno aperti nell’alto zoccolo a bugnato, le semicolonne alternate alle finestre e agli altorilievi al piano nobile, le decorazioni sull’alto fregio, le statue che sormontano la balaustra. Su via Palestro si affaccia il lungo muro di cinta, decorato a bugnato, interrotto dalle facciate delle due ali laterali, di soli due piani. Attraverso tre archi, che si aprono sotto un colonnato ionico, si accede alla corte d’onore. I tre archi del muro esterno si ripetono su tutti i quattro lati della corte, conferendole simmetria e unitarietà. Nel corpo centrale sono sovrastati da quattro colonne ioniche che proseguono visivamente nelle quattro sculture elevate sopra balaustra, con un effetto di solenne verticalità.

Ritornando alla visita, le guide ci hanno accompagnato attraverso un percorso tra le varie correnti artistiche presenti al museo, in particolare: Neoclassicismo, Preromanticismo, Romanticismo e Divisionismo.

Le guide ci hanno presentato gli artisti e le loro opere appartenenti alle diverse correnti, ma tra tutti ci hanno colpito Francesco Hayez, il pittore italiano più famoso del Romanticismo, e Antonio Canova, lo scultore più importante del Neoclassicismo in Italia.

“La leggitrice”,1864, Pietro Magni (1816-1877), 62x81x111cm

L’opera “La leggitrice” dell’artista Petro Magni è una scultura che rappresenta una giovane donna intenta alla lettura di un libro. Si può notare dai particolari che il momento in cui è raffigurata la donna è di sera: infatti, la sua acconciatura è disordinata. È talmente concentrata nella sua lettura, che la ragazza non si accorge che la camiciola le sta scivolando dalla spalla, mostrando uno dei suoi due seni. Al collo, la donna indossa un medaglione con l’effige di Garibaldi. Osservando la scultura possiamo dedurre che la ragazza ha appena riaperto il libro e ha ricominciato a leggere dal dettaglio che la pagina a sinistra del libro presenta una piega nell’angolo. Notiamo inoltre l’accuratezza della rappresentazione marmorea delle pieghe.

“Le due madri”, 1889, Giovanni Segantini (1858-1899), Olio su tela, 157x280cm

Nell’opera “Le due madri” di Giovanni Segantini, una giovane madre si trova all’interno di una stalla con in braccio il suo bambino. La donna è seduta su uno sgabello da mungitura a tre gambe. È vestita con un semplice abito lungo che arriva fino ai piedi coperti da poveri zoccoli. Il capo è avvolto da un fazzoletto chiaro annodato. Il suo viso è chinato in basso, gli occhi chiusi e sembra dormire serenamente. Tra le sue braccia riposa il neonato che dorme sulle ginocchia materne. È avvolto da un panno che ricopre interamente il suo corpo.
A sinistra, invece, una vacca si ciba da una mangiatoia. A terra, il suo vitello riposa tranquillamente mimetizzato tra la paglia. Al centro dell’immagine, una lampada schermata da un foglio, illumina debolmente la scena. La luce mette in evidenza il piccolo che dorme tra le braccia della madre. I muri della stanza sono scuri e il pavimento nella stalla è ricoperto di paglia.

“Il Quarto Stato”, 1901, Giuseppe Pellizza da Volpedo (1868-1907), Olio su tela, 293x545cm

“Il Quarto Stato” è uno dei dipinti più iconici del pittore italiano Giuseppe Pellizza da Volpedo. Rappresenta uno dei capolavori del movimento divisionista italiano, caratterizzato dall’uso innovativo della tecnica pittorica basata sulla divisione del colore in piccoli punti, in anticipazione dell’Impressionismo.

Il dipinto ritrae una scena di protesta di contadini, lavoratori e persone comuni che sostano pacificamente lungo una strada di campagna. La composizione è dominata da una folla di figure umane, che si estende verso l’orizzonte, mentre sullo sfondo si intravedono le distese di campi e colline.

 La luce del sole, che filtra attraverso le nuvole, illumina la scena, conferendo al dipinto un’atmosfera vibrante e luminosa. I colori vivaci e saturi sono distribuiti in piccoli tocchi distinti, creando un effetto di vibrante luminosità che caratterizza il movimento divisionista.

“Il Quarto Stato” è una rappresentazione potente e simbolica della lotta dei lavoratori e delle classi meno abbienti per i propri diritti e per una maggiore giustizia sociale. La scena pacifica di protesta riflette il desiderio di cambiamento e di miglioramento delle condizioni di vita delle masse lavoratrici nell’Italia dell’epoca.

Arianna Masi e Angelo Zarra 4DLS

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