Giornale dell'I.T.I.S. "G. Cardano" - Pavia

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Due Novembre a Carbonara al Ticino  

AUTORI
L.Poncina, L. Castoldi 4 DLS, S. Giri 5 DLS
Ultima modifica: 2 anni fa

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Una giornata intensa, dalla cadenza inusuale per il piccolo centro abitato, quella che ha caratterizzato la celebrazione per la commemorazione dei defunti, molto cara alla cittadinanza locale, profondamente legata alle tradizioni religiose e, per certi versi, folkloristiche.

La cerimonia ha avuto luogo, come di consueto, nel piccolo cimitero, alle porte del paese.

Alla fine della messa, tenuta da don Antonio Impalà, sono stati serviti nel modesto spiazzo antecedente il camposanto le caldarroste ed i tipici brasadé, venduti anche nella versione integrale, novità assoluta, di ideazione locale. I compaesani hanno potuto gustare i prodotti della tradizione (ed in grande quantità) per pochi euro, grazie ai volontari della Pro Loco, in collaborazione ed in accordo con l’Unità Pastorale.

Alla ricerca di maggiori informazioni riguardo le tradizioni locali, qualche giorno dopo abbiamo “fatto scalo” alla sede della Pro Loco, accolti dalla signora Giovanna G., collaboratrice di lunga data dell’associazione. Siamo venuti quindi a sapere come i “brasadé” presentino origini lontane che, tradizione vuole, siano da far risalire all’epoca tardo-medievale, quando i pellegrini, passando per i vari paesi della via Francigena, venivano accolti con questi biscotti derivati dagli scarti della panificazione.

La loro forma a bracciale, inoltre, secondo alcune interpretazioni rappresenterebbe un’ostia, richiamando l’antica tradizione del pane pastorale e quindi simboli cristologici.  Successivamente la signora Giovanna G. ci ha descritto la ricetta e il procedimento. La preparazione risulta semplice: uova (tuorlo), farina 00 o farina integrale non raffinata (per la versione integrale), zucchero, burro, lievito e un pizzico di sale vengono mischiati insieme per formare l’impasto, e amalgamati con un goccio d’acqua. In seguito viene effettuata una prima cottura parziale seguita da una seconda definitiva. Infine i pezzi vengono intrecciati con spago e serviti in collane da circa undici unità.

Prima di salutarci la signora Giovanna G. ci consiglia di accompagnare i biscotti con salumi e formaggi tipici, moscato passito e lambrusco. La Pro Loco aiuta a mantenere le tradizioni locali, sin dal 1990. Organizzando cene e iniziative volte a valorizzare il territorio.

 

La Pro Loco di Carbonara al Ticino

L’attività della Pro Loco di Carbonara al Ticino, propedeutico alla conservazione e alla ripresa delle usanze locali, ad opera d’un manipolo di cittadini dalle più varie passioni, trova origine nella condivisa volontà di preservare le comuni tradizioni. I brasadé, infatti, presentano un’origine molto antica e ben radicata nel costume dell’Oltrepò pavese e del circondario ma, ciò nonostante, in forte declino.

Questo tipo di attività costituisce, nel panorama del nostro paese, non solo una risorsa di pregevole valore, in quanto simbolo e fulcro del mantenimento di tradizioni oramai desuete, ma anche una tangibile strada verso la ripresa economica per le piccole realtà di provincia, da decadi soggette a spopolamento verso i grandi conglomerati urbani. In un mondo sempre più interconnesso e veloce, svariate sfaccettature del vivere umano vengono abbandonate e dimenticate; una di queste, che per certi aspetti può suonare aspra come un ossimoro, è la Pro Loco. Essa costituisce un gonfalone, vessillo delle tradizioni che rappresentano la nostra cultura e identità in quanto italiani; ma, nonostante ciò, spesso agiamo ciechi come esuli in partenza per un viaggio senza ritorno. Ignorare attività preziose come quelle delle Pro Loco, e delle cooperative locali che agiscono sul territorio, vuol dire abbandonare la nostra cultura in quanto identità collettiva.

Il ruolo della Pro Loco carbonarese costituisce tuttavia solo un piccolo tassello nel firmamento composto da costellazioni di piccole associazioni no profit, su tutto il territorio italiano. L’UNPLI (Unione Nazionale Pro Loco d’Italia) ne conta più di 6200 (a fronte di 7904 comuni esistenti), con quasi 600.000 iscritti complessivi. Un vero e proprio esercito di volontari votati all’amore per il proprio territorio e alla sua salvaguardia, tradizioni comprese. E ce lo dice proprio il nome, basti notare come Pro loco in latino significhi “a favore del luogo”. Se poi pensiamo a come un congruo numero degli iscritti su base nazionale sia pensionato, è facile concludere come le Pro Loco svolgano anche una funzione di aggregazione sociale per quelle fasce di popolazione che spesso vengono definite emarginate ed escluse. Invero, limitare il ruolo delle Pro Loco a semplici circoli di privati cittadini sarebbe semplicemente improprio. Dal nome ne potrebbe risultare un qualcosa non dissimile da un banale circolo di campanilisti, il che, per certi versi, potrebbe anche essere corrispondente al reale. Ma laddove ciò contribuisce a tutelare e migliorare la qualità della vita del proprio territorio, con ovvie ricadute sul benessere del turismo locale, e quindi, in sommativa, nazionale, ebbene ben venga. Un potente e gratuito strumento al fianco delle istituzioni locali, promotore (e spesso organizzatore, come a Carbonara) di iniziative volte alla difesa del patrimonio culturale, artistico ed ambientale delle piccole realtà locali. Ma, volendo compiere un misurato azzardo, dell’Italia intera.

 

L.Poncina, L. Castoldi 4 DLS, S. Giri 5 DLS

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