Giornale dell'I.T.I.S. "G. Cardano" - Pavia

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Insieme per la pace

AUTORI
Silvia Rizzardi 5DLS
Ultima modifica: 2 anni fa

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~ 3 minuti
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Chi sono io? Chi sei tu?

In fondo facciamo entrambi parte della stessa società; i confini fra una cultura e l’altra divengono sempre più labili, ci mescoliamo, ci mimetizziamo gli uni fra gli altri, dimenticandoci a volte anche le nostre origini. Diventiamo un tutt’uno. Allora, in questa grande “famiglia” che dovrebbe essere il mondo, chi è il nemico? Se tutti indossiamo delle maschere, una per ogni realtà che affrontiamo, come diceva Pirandello, allora come si può scorgere la verità oltre l’apparenza?

 

È difficile, se non impossibile. Tuttavia, come ricorda don Dario, cappellano del carcere di Pavia, all’incontro “Insieme per la pace” tenutosi presso l’ITIS Cardano il 4 aprile 2022,  “un uomo diventa più uomo, una donna diventa più donna, solo se si trova di fronte ad un’altra faccia”: nonostante i nostri volti restino sfuocati, impassibili, di fronte a tante realtà, il confronto con un’altra persona a volte sbriciola ogni parvenza. Per capirsi e fidarsi è necessario dunque creare dei ponti con i nostri simili, senza frammentarci alla ricerca di una libertà solo apparente e vincolante.

“Ci hanno presi per il naso, proponendoci una libertà per la quale era necessario prima tagliare ogni legame con gli altri”. Le parole di don Dario sono semplici, ma cariche di significato profondo ed estremamente veritiero: essere liberi non presuppone l’isolamento e l’egoismo, bensì il sentirsi a casa ovunque, in mezzo a chiunque; solo così si alimenta il senso di appartenenza, l’accoglienza e l’ospitalità.

Bisogna quindi imparare, per essere tutti un po’ più veri, un po’ più umani, a lasciar cadere la nostra maschera, dimenticarcela in un cassetto dell’anima, e mostrare il nostro vero volto, primo appiglio e contatto a cui ancorarsi nel confronto con un altro uomo. Basta uno sguardo per intessere legami indissolubili e spesso tangibili, tuttavia fragili, che si ingarbugliano e dipanano seguendo le nostre emozioni, e di cui bisogna avere estrema cura, poiché sono l’unico mezzo di cui disponiamo per comprendere ed essere compresi.

Da soli non possiamo farcela, e il rifiuto altrui non è la soluzione, poiché i legami stretti con le persone, saldamente ancorati a noi, lasciano delle cicatrici se strappati, ed è allora che nascono rancore e odio, solipsismo.

In situazioni come quella attuale, che coinvolge l’Ucraina direttamente ma anche noi di riflesso, che ci riversa addosso l’ignoranza e la crudeltà umana, rinfacciandoci gli orrori e le promesse di conflitti passati, bisogna imparare a porgere l’altra guancia senza trascurare l’umiltà: non dimentichiamo di essere, in fondo, tutti esseri umani.

 

Silvia Rizzardi, 5DLS

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