Giornale dell'I.T.I.S. "G. Cardano" - Pavia

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Un cappuccino in Brera

AUTORI
Manuel Giannone e Giulia Dal Bello 4 DLS
Ultima modifica: 2 anni fa

Tempo di Lettura
~ 6 minuti
Valutazioni: 21
| Media: 4.6

Il 12 febbraio 2022 abbiamo deciso, con una compagna di classe, di andare a visitare uno dei luoghi più suggestivi di Milano, la Pinacoteca di Brera. Uno spazio in cui arte e cultura si mescolano mostrando una quantità inesauribile di opere, tale da creare quasi una sensazione di smarrimento e rendendo, a volte, difficile per chi le osserva cogliere l’importanza di ogni singolo capolavoro.

Ma facciamo un passo indietro, quella mattina alle ore 08:00 abbiamo preso il treno da Pavia diretto alla stazione centrale di Milano, dalla quale ci siamo spostati con la metropolitana nell’elegante zona di Brera situata nel cuore del centro storico milanese. Il paesaggio urbano del quartiere restituisce a chi l’attraversa un clima di quiete, misto al mondo lavorativo che fin dai primi momenti del mattino si anima, trasferendo una sensazione di movimento quasi bloccata nel tempo, come se tutto si svolgesse dentro ad un quadro.

 

L’ambiente mattutino a Brera

 

Il quartiere in sé non è molto grande, presenta molte vie abitate con altrettanti negozi di abbigliamento lussuosi che danno al luogo un tono di nobiltà, senza tralasciare poi lo stile d’alta moda che caratterizza i cittadini che la percorrono pensierosi, come i tanti lavoratori o gli anziani che a passeggio si godono tranquillamente la bella giornata, assaporando il gusto della vita.

Per rendere la giornata più piacevole ci siamo fermati a bere un cappuccino nel bar Brera, situato a pochi passi dal maestoso ingresso della Pinacoteca.

Una ragazza, che ha accennato un sorriso sotto la mascherina, ci ha portati, dopo aver controllato i green pass, al nostro tavolo. Affacciati sulla via principale siamo stati catturati emotivamente e indotti ad osservare meglio i soggetti che la percorrevano e, trascinati da molteplici pensieri, abbiamo allontanato il nostro sguardo dalla realtà e lo abbiamo portato ad un livello più intellettuale, come se ci stessimo preparando ad affrontare il viaggio artistico all’interno dell’accademia.

 

Il cappuccino in Brera

 

Giunti nella piazzetta della Pinacoteca, in attesa dell’apertura, abbiamo notato quanto il posto fosse isolato dal resto del quartiere, l’unica forma umana presente, a quell’ora del mattino, era la statua di Francesco Hayez, pittore italiano dell’800, conosciuto per “Il bacio”, opera che abbiamo poi avuto modo di ammirare all’interno del museo.

 

Il bacio

 

All’ingresso veniamo subito rapiti dalla magnifica statua di Napoleone di Antonio Canova che spicca al centro del cortile con il suo enorme corpo in bronzo, copia dell’originale in marmo, commissionata nel 1807 all’artista, per ben cinquemila luigi francesi.

Il cortile non può far altro che colpire i visitatori, specialmente i più esperti in architettura, con una pianta rettangolare circondata da un doppio ordine di colonne reggenti archi a tutto sesto, il tutto decorato da colonne tuscaniche che si alternano a quelle ioniche del piano superiore, funzionali al reggimento della balaustra.

Ai lati della scalinata d’ingresso due statue attirano la nostra attenzione: sono quelle di Cesare Beccaria e Giuseppe Parini, due pilastri della letteratura italiana, che vengono omaggiati per la loro importanza nella storia.

 

Napoleone di Antonio Canova

 

Raggiungiamo la fila per l’ingresso alla pinacoteca, dove facciamo amicizia con altri ragazzi con cui scambiamo qualche chiacchiera prima di essere ammessi all’interno delle sale e, dopo aver mostrato green pass e biglietti, finalmente si inizia!

Il corridoio d’ingresso si mostra fin da subito accogliente, e molto ampio tanto da poter ospitare più visite guidate contemporaneamente, ognuna delle opere che viene mostrata è ben illuminata e descritta da un piccolo espositore situato proprio sotto il quadro che ne coglie i punti fondamentali e le caratteristiche, in modo tale da rendere partecipe il visitatore di ciò che sta osservando e di come le opere vadano man mano cambiando, seguendo il percorso prescelto dalla disposizione artistica del museo, creato appositamente per formare un itinerario nel tempo e nell’arte.

 

I corridoi della Pinacoteca

 

La pinacoteca presenta ben 38 stanze, che siamo riusciti a visitare solo in parte, data l’immensità e la complessità dei quadri esposti. Le stanze sono poi divise in diversi gruppi, che contengono varie correnti artistiche, sia italiane che estere e che, soprattutto, fanno parte di epoche differenti. Questa suddivisione è stata fondamentale anche per noi, che pur non essendo esperti d’arte siamo riusciti a cogliere le differenze presenti nelle diverse opere, dall’ uso del colore fino alle stesse rappresentazioni.

Alcune stanze hanno poi enormi teleri rappresentanti diverse scene che per la maggior parte raffigurano città o paesaggi urbani, i quali rendono davvero difficile comprendere come sia possibile per un pittore rappresentare così alla perfezione una veduta, talmente tanto da creare vertigini e smarrimento a chi le osserva, come noi… che siamo rimasti decine di minuti fermi ad osservare meravigliati queste enormi opere.

Tra queste “La predica di San Marco”, in una piazza di Alessandria d’Egitto l’azione si svolge in un Oriente non ben definito e lascia libera l’immaginazione, soprattutto per quanto riguarda il tempo storico che tuttavia porta a ricordare Alessandria D’Egitto attraverso le costruzioni tipiche della città ritratte dai due pittori.

Il museo, nasconde anche molti sentimenti, non solo rappresentazioni allegoriche o reali, ma ben altro, vengono introdotti veri e propri riquadri raffiguranti la vita comune, che non sempre era felice e passionale, ma al contrario veniva rappresentata quasi come una tortura.

In conclusione, la visita è stata un’esperienza che vale assolutamente la pena vivere, per rendersi conto di quanto l’umanità cambi nel corso del tempo.

Durante il percorso siamo rimasti a bocca aperta nello scoprire una stanza in vetro, chiusa, nella quale non era possibile entrare ma solo osservare ciò che avveniva all’interno, ovvero i restauri delle opere, le quali possono sembrare attività semplici o secondarie, ma richiedono invece un’altissima esperienza che restituisce la possibilità alle opere più danneggiate di rinascere e di poter essere nuovamente esposte. Un piccolo schermo mostra ai visitatori come avviene un restauro, dalla scelta degli acidi fino alla pennellata finale, che serve ad accendere i colori originali.

L’ambiente all’interno dello spazio espositivo riesce a distogliere la testa dai pensieri esterni, creando un tunnel storico artistico dal quale è possibile uscire solo percorrendolo tutto. Ci si sente osservati da migliaia di facce dipinte, ferme in un singolo momento della loro vita, che si anima ancora nel momento in cui incrociano lo sguardo del visitatore.

La città fuori dalla pinacoteca sembra non esistere più, i suoni si offuscano in lontananza fino a sparire del tutto, lasciando spazio solo alle guide, che con la loro immensa sapienza aprono la mente a quei visitatori che ne usufruiscono.

Vicini al termine della visita siamo stati colti dal desiderio di scambiaci le nostre sensazioni e condividere lo stupore che da subito ci ha colpiti. Ci siamo ritrovati dentro un enorme bar, dove era possibile sedersi per consumare qualcosa al tavolo, osservando un affresco situato sopra la dispensa.

Dopo essere stati immersi in penombra in tutti quei quadri, dalle tonalità differenti, la vista della luce del sole ci ha quasi accecato, come se venissimo baciati da qualche divinità che si affacciava dalla grande apertura in mezzo al palazzo.

Per terminare la “gita fuori porta”, ci siamo diretti verso il Duomo di Milano, passando per le vie più famose e popolate dov’è possibile ammirare i numerosi artisti di strada, che ci tengono nel mood del momento, mostrandoci un altro lato dell’arte, quello vivo.

 

 

L’arte di strada

 

Dopo una lunga camminata ci siamo fermati ad osservare la cattedrale, e tutti gli enormi edifici che ci circondavano, e proprio al centro della piazza abbiamo immaginato di trovarci nel centro di un quadro di qualche artista, come comparse, senza dare conto a tutta la nostra vita e ai nostri pensieri quotidiani.

Dopo aver mangiato ed aver riposato su una panchina, ci siamo diretti alla metropolitana e, infine, a casa come sempre, ma questa volta con un’esperienza in più nel bagaglio dei ricordi.

 

Manuel Giannone e Giulia Dal Bello 4 DLS

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