Se al mondo esistesse un modo per nutrirsi con la lettura finirei di certo nel girone dei golosi. Non ho mai trovato qualcosa che abbia smosso in me tante emozioni quante lo ha fatto un libro. Per ogni pagina che sfoglio, mi sembra di camminare su un filo sospeso nel nulla, pronto a staccarsi quando meno me lo aspetto e a farmi provare un brivido.
Nonostante questo sia il mio pensiero ora, per anni ho smesso di leggere e tutt’ora mi rimprovero ingenuità e negligenza per quanto vuota e piatta ho lasciato che fosse la mia vita. Ho trascorso anni affrontando ciò che più si avvicina a quello che definirei come “L’Inferno terrestre”: quel periodo segnato da un enorme vuoto in se stessi, uno smarrimento della propria anima. Le incertezze, le paure e i dubbi si appesantiscono trasformandosi in dolore, angoscia e ansia, tutto perde di significato, il mondo perde colore e la resa pare l’unica scelta sopportabile.
In qualche modo sono uscito da questo vortice di tormento. Col tempo ho imparato ad apprezzare me stesso e la vita, che aveva inaspettatamente ripreso colore. L’estate passata ho persino letto un libro dopo tanto che non lo facevo.
“Quel libro”.
E’ stato come una freccia nel cuore. Mi ha colpito nel profondo, esplorando luoghi in cui persino io non osavo addentrarmi. Parlo di un romanzo storico che narra la misteriosa storia di un’artista americana durante la Seconda Guerra Mondiale e della sua pronipote che cerca di svelare i segreti della sua carriera artistica e della sua improvvisa scomparsa. Alizeé Benoit, un’artista che soffriva dei più disparati disturbi mentali, costantemente giudicata in quanto donna di origini ebree e amante dell’arte astratta, snobbata invece da molti suoi colleghi del tempo. Il libro mostra come l’arte possa relazionarsi in maniera salda alla realtà storica in cui vive e possa raccontarla, esprimendo emozioni e inviando messaggi molto forti.
Ho sempre avuto un rapporto speciale con l’arte, il suo significato ha acceso una fiamma, una passione che arde in me e che ora voglio coltivare. Prima di questa lettura però, la mia determinazione ha vacillato più volte di fronte alla grandezza della sfida che mi sono imposto, ho rischiato di far spegnere quel fuoco abbandonandomi all’idea di un futuro stabile e monotono. Alizeé ha risvegliato il fervore della fiamma, che da piccola quale era, è diventata un incendio. Ogni pagina era una tanica di benzina che si riversava in me alimentando il mare infuocato di emozioni che impetuoso trasportava ogni mio senso all’estasi. Non era solo un libro, una semplice storia, era diverso dalle letture degli ultimi anni; non era come un libro di scuola, una fiaba per bambini o le istruzioni di un mobile Ikea… Era molto di più.
Quel libro presentava tematiche forti e a cui sono molto legato, in modo toccante. Sono certo che non lo dimenticherò: il libro che sciolse il mio mare di ghiaccio.

Marco Ghezzi 5 ICL