Giornale dell'I.T.I.S. "G. Cardano" - Pavia

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Specchi che riflettono

AUTORI
Giada De Palma 5 ICL
Ultima modifica: 1 anno fa

Tempo di Lettura
~ 2 minuti
Valutazioni: 5
| Media: 4

Specchi che riflettono ciò che gli altri vedono, questo sono state le donne nella letteratura. Mezzi per comunicare morali, trasmettere tematiche, insegnare lezioni. Raramente sono la loro propria persona indipendente, anche se inevitabilmente legata agli altri personaggi. C’è una lampante differenza tra un personaggio scritto per esistere da sé e uno scritto PER un altro personaggio.

I due esempi seguenti furono scritti a secoli di distanza e sono impressi nella mia mente non solo per quanto vengano fraintesi da una percentuale assurdamente alta di lettori moderni, ma soprattutto per il loro modo, a dir poco complementare, di trattare i temi di amore e lealtà. Più che prominenti nella storia dei personaggi femminili.

Iniziamo da Giulietta Capuleti di Shakespeare, l’opera tanto presa in giro dalla società moderna per avere due sciocchi come protagonisti. Due volte calunnia: non solo il punto della tragedia è come facilmente essa si sarebbe potuta evitare, ma i due amanti non sono sciocchi affatto. Anzi, Giulietta è possibilmente il personaggio più forte e acuto dell’intero dramma. Una giovane che riesce a scrivere la propria storia pur dovendo intingere la penna nel proprio sangue. Giulietta sembra la tipica figura della principessa nella torre e in un certo senso lo è, custodita sotto una campana di vetro dalla sua famiglia. Giulietta vuole scappare dalla sua prigione cristallina e Romeo non le porge la motivazione per farlo, quella c’era già, le offre una opportunità, e lei prende le spine della rosa di lui e taglia il vetro. Si ribella a suo padre, al suo mondo e a tutto quello che ha mai conosciuto e che la aspetta per fare quello che ha deciso per sé stessa. Non segue Romeo nella morte, ci vanno mano nella mano.

Il suo quasi opposto è Daisy Buchanan da “Il Grande Gatsby” di Fitzgerald. La classica moglie trofeo degli anni ’20, che viene ugualmente “oggettificata” da entrambi gli uomini della sua vita. Il primo è palese, il marito Tom, violento e oppressivo, che non esita a trattarla alla pari di un cagnolino da compagnia, una cosetta graziosa al suo braccio, che lo ama perché alla fine lui tornerà sempre a casa, da lei. Più subdolo invece è quello che fa Gatsby, invisibile a molte persone: Gatsby mette Daisy su un piedistallo, la sua musa, la sua stella, idealizzandola a tal punto che lui neanche vede Daisy la donna, coprendola con questa scultura perfetta di cui lui è l’artista. La cosa che colpisce più di tutte però è come Daisy ne sia perfettamente consapevole, come lei li ripaghi con la stessa moneta, non amando davvero nessuno dei due e scegliendo la propria vita (per quanto fosse possibile) con una sola preoccupazione: quanto le conveniva? Quale di questi uomini avrebbe assicurato la vita migliore? Nessun pensiero genuinamente romantico, nessun attaccamento emotivo più che superficiale (attaccamento che alimentava l’ego dei due). Difatti è proprio di Daisy la citazione migliore che si possa fare da “Il Grande Gatsby”, prova più che schiacciante di quanto il romanzo fosse stato in realtà plagiato dalla moglie, Zelda Fitzgerald: “The best thing a girl can be in this world is a beautiful little fool”.

 

                                                                                                                       Giada De Palma   5 ICL

Valutazioni: 5 | Media: 4

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