Giornale dell'I.T.I.S. "G. Cardano" - Pavia

---

Incontro con Re Monviso

AUTORI
Livia Ghiglia 5 ICL
Ultima modifica: 1 anno fa

Tempo di Lettura
~ 3 minuti
Valutazioni: 7
| Media: 4

Non avrei mai pensato che un’alba potesse rimanermi impressa così, come se l’avessi tatuata dietro le palpebre. Eppure il sole che sorge accanto al Monviso non lo scorderò mai.
Quest’estate ho partecipato ad un “trekking” con mio padre, organizzato da Avventure nel Mondo: una società che organizza viaggi per persone che non si conoscono tra loro, ma vogliono andare nelle stesso posto. Il nostro era un cammino di 6 giorni che aveva l’obiettivo di girare intorno al Monviso, per vederlo in tutte le sue sfaccettature.
Partimmo in undici, col sole che ci scaldava le schiene e il passo lesto di chi ha tanto da camminare. Avevamo in programma 22 km, ma il dislivello era poco e la voglia era tanta. Il sentiero era panoramico ma esposto, e questo non giocò a nostro favore quando iniziò a diluviare. Poi arrivò anche la grandine: chicchi grossi come amarene, ma sembravano aghi sui polpacci nudi.
Nessuno di noi aveva mai vissuto una grandinata simile: il sentiero era diventato un fiume di ghiaccio e fango e la grandine non accennava a smettere. Erano gli ultimi 3 km per fortuna, ma eravamo fradici e infreddoliti. Ad un certo punto, dietro a una curva, vedemmo uno spiazzo, e al centro, in mezzo al nulla, vi era parcheggiato un camper. Dentro non c’era nessuno, così ci appiattimmo tutti lungo le pareti, come pinguini, per proteggerci dalle sferzate del vento. La grandine durò mezz’ora, avevamo il ghiaccio fin negli scarponi. Una volta arrivati in locanda ci scaldammo e passammo il resto della serata ad asciugare vestiti e zaini sulla stufa. Pensandoci, col senno di poi, è stata una delle esperienze più emozionanti e piene di vita che io ricordi, ma lì sul momento non stavo proprio sprizzando gioia.

I giorni successivi il tempo fu clemente con noi e instaurammo una piacevole routine. La compagnia era ottima e il gruppo legò in fretta.
Pian piano che ci muovevamo, il Monviso cambiava forma. Da un lato mi sembrava un’enorme corona di pietra, e per questo si guadagnò il nomignolo di “re delle montagne”.
Il mio giorno preferito è stato mercoledì: il tragitto partiva dal paesino di Ponte Chianale per poi finire al rifugio Vallanta. Il percorso costeggiava rigagnoli e torrenti, passando in mezzo ai boschi e a vallate di pascoli. L’aria era frizzante e avevo l’impressione di addentrarmi in un luogo magico, quasi fatato. Il rifugio spuntò dalla coltre di nubi poco prima di arrivarci. Ci accolsero tre buffe galline, che becchettavano libere intorno al rifugio, e una buonissima polenta scottante immersa nel formaggio fuso.
Il quinto giorno fu difficile, ma altrettanto emozionante. Svalicammo in Francia per poi ritornare in Italia, passando attraverso il “Buco di Viso”. Affrontammo anche un pezzo di una via ferrata per arrivare al rifugio Giacoletti, quota 2750 m. Dopo quasi 8 ore di cammino e ben 15 stambecchi avvistati, crollammo nei nostri letti.
La mattina dopo ci alzammo presto per guardare il sole che albeggiava rosso come un tuorlo, colorando di riflessi dorati le pareti aspre del Re Monviso. In quel posto lasciai un pezzetto di cuore.
In pochi giorni ho imparato a vivere la natura e la sua bellezza grezza e selvatica in un modo nuovo. Ho imparato ad ascoltare i bisogni del mio corpo e della mia mente, ad apprezzare dove le mie gambe sono in grado di portarmi e cosa i miei occhi possono ammirare.
Questo viaggio sarà il primo di tanti altri, in posti altrettanto meravigliosi, dove poter lasciare una parte di me. In questo modo ogni luogo sarà casa per me, e non mi sentirò mai persa.

Livia Ghiglia 5 ICL

Valutazioni: 7 | Media: 4

Nessun voto finora, Sii il primo a votare!

Leggi anche...
Specchi che riflettono ciò che gli altri vedono, questo sono…
Home
Cerca
Articoli
Inserti
Archivi
Chi Siamo