Giornale dell'I.T.I.S. "G. Cardano" - Pavia

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Il genio che sfidò Hitler

AUTORI
Jacopo Bussalino, Ginevra Grumi, Christian Viola, Kamila Zaiduloeva, classe 3 DLS
Ultima modifica: 1 anno fa

Tempo di Lettura
~ 3 minuti
Valutazioni: 18
| Media: 4.9

 

Il 25 gennaio 2023 ci siamo recati al cineteatro Politeama per la visione del film “Il grande dittatore”. La scelta del film è legata alla commemorazione del Giorno della Memoria, che avviene ogni anno il 27 gennaio.

Protagonista del film è il conosciutissimo Charlie Chaplin, che, oltre al ruolo di attore, si mette in gioco come sceneggiatore e addirittura produttore del lungometraggio, realizzato nel lontano 1940, mostrando il coraggio di ironizzare sul dittatore tedesco Adolf Hitler, quasi ridicolizzandolo. L’attore si ritrova a recitare due ruoli contemporaneamente: quello di Adenoid Hynkel, nonché personificazione di Adolf Hitler, e quello di un barbiere ebreo, soldato colpito da amnesia dopo la partecipazione alla Grande Guerra.

L’iconica opera cinematografica è stata protagonista di un restauro molto importante: ci troviamo davanti ad una pellicola realizzata circa ottant’anni fa, che è stata poi  revisionata negli ultimi anni. Essa tratta un argomento delicato, in un momento delicato, ma rendendolo semplice e comico.

Il film inizia raccontandoci la storia di un soldato, imbranato e miracolato, in lotta per la propria nazione: ad un tratto però, alla guida di un velivolo, egli si schianta a terra per un incidente e perde la memoria.

Da qui prende avvio il doppio ruolo di Chaplin: Adenoid, riconoscibile dalla divisa militare e dall’accento tedesco molto marcato, e il barbiere ebreo. Questi, dopo essere tornato dall’ospedale, riprende il lavoro e sorprende un soldato scrivere sulla vetrina del suo negozio la parola “Jew”, scritta per identificare le dimore di persone ebree. L’ex soldato, poco intimorito, si scaglia contro il militare e comincia una lotta, comica per l’utilizzo di padelle come armi di offesa. Da qui segue un crescendo di lotte ed odio, anche se sempre presentati in forma ironica, tra la comunità ebrea e le camicie grigie. La grande somiglianza tra Adenoid e il barbiere porta ad uno stato confusionale addirittura all’interno del film, dove d’un tratto troviamo il comune uomo nelle vesti del dittatore, e il vero dittatore catturato dalle camicie grigie.

Quello che stupisce del film è sicuramente il finale, che diventa improvvisamente serio: l’uomo sbadato, nelle vesti del dittatore, tiene un discorso a sfondo morale sull’umanità e sulle ingiustizie del mondo, dopo cento e passa minuti di risate.  Libertà è la parola chiave del lungo discorso, il quale riesce a liberare la mente dei presenti alla riunione, dall’odio verso gli ebrei e altre comunità. Un discorso che fa riflettere anche lo spettatore di oggi dal momento che la libertà, pur essendo  un diritto fondamentale dell’umanità, non sempre e non ancora risulta acquisito da tutti i popoli.

Il film, a parer nostro, è di grande impatto e significato, adatto a commemorare un evento così tragico come l’internamento degli ebrei nei lager durante la Seconda guerra mondiale. Inoltre l’attore si è immedesimato nei due personaggi dando loro una propria vita e rendendoli indimenticabili per la storia del cinema.

                                               Jacopo Bussalino, Ginevra Grumi, Christian Viola, Kamila Zaiduloeva, classe 3 DLS

 

Valutazioni: 18 | Media: 4.9

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