Giornale dell'I.T.I.S. "G. Cardano" - Pavia

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CHATGPT

AUTORI
Federico Maiocchi, Tommaso Rinaldi, Tobia Traverso, Angelo Zarra  3DLS
Ultima modifica: 12 mesi fa

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~ 3 minuti
Valutazioni: 6
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L’intelligenza artificiale conversazionale ha fatto molta strada negli ultimi anni, con numerosi modelli e piattaforme sviluppati per consentire alle macchine di comprendere e rispondere agli input del linguaggio naturale. Tra questi c’è ChatGPT, acronimo di Generative Pretrained Transformer, uno strumento di elaborazione del linguaggio naturale potente e versatile che utilizza algoritmi avanzati di apprendimento automatico per generare risposte simili a quelle umane all’interno di un discorso.

La ChatGPT è stata creata per aiutare gli utenti a interagire in modo più semplice e fluido con il terzo modello di Generative Pre-Training (GPT) di OpenAI, rilasciato inizialmente nel 2020. La ChatGPT ha la capacità di “imparare” dalle conversazioni che ha con gli utenti, adattandosi ai diversi stili di interazione e offrendo risposte personalizzate ad ogni domanda. Durante i primi dieci giorni dal rilascio ufficiale di ChatGPT, molte aziende hanno implementato il software per sostituire alcune mansioni lavorative. In particolare, secondo un sondaggio condotto dal sito internet Resumebuilder.com, il 50% delle aziende intervistate ha dichiarato di aver già sostituito alcuni lavoratori con il chatbot, il 66% utilizza ChatGPT per la scrittura di codice, il 58% per la scrittura di testi e la creazione di contenuti e il 57% per l’assistenza clienti. Inoltre, il 77% delle aziende lo utilizza per aiutare a scrivere descrizioni di lavoro, il 66% per redigere richieste di colloquio e il 65% per rispondere alle domande dei clienti.

La ChatGPT può essere utilizzata anche per condurre sondaggi su un gran numero di persone in modo rapido e per analizzare grandi quantità di dati di testo, identificando tendenze e modelli nell’opinione pubblica.

Risulta immediatamente chiaro che l’uso di questa intelligenza artificiale innesca un dibattito concernente la  preoccupazione di possibili imbrogli, violazioni e plagi; inoltre, i dati utilizzati per addestrare la ChatGPT possono contenere informazioni sensibili, che violerebbero la privacy e l’uso etico di questa tecnologia. Le preoccupazioni riguardano soprattutto l’impatto sul modo di studiare e di lavorare con conseguenze dirette sull’occupazione; al momento molte aziende, che utilizzano ChatGPT, hanno espresso l’intenzione di espanderne l’uso in futuro.

Sebbene la ChatGPT offra molti vantaggi, ha anche dei limiti: può avere difficoltà a comprendere il contesto di una conversazione e le sfumature del linguaggio umano, portando a risposte imprecise.

Sulla base di questa affermazione vorremmo anche noi portare la nostra opinione. Innanzitutto ci sentiamo in dovere di elogiare gli inventori e la casa madre del progetto della ChatGPT, poiché sono stati in grado di proporre nella scena mondiale una nuova “intelligenza” artificiale come non se ne erano mai viste. Essa dimostra che l’evoluzione umana nell’ambito tecnologico sta facendo passi da gigante, con risultati concreti e tangibili, che ogni giorno vengono messi a disposizione della popolazione. Bisogna però ricordarsi che tutto è nelle nostre mani e dettato dalle nostre scelte; la Chat può essere un grande aiuto, ma si può tramutare anche in un enorme problema se viene usata nel modo sbagliato; essa non deve tramutarsi in un esecutore di compiti ma in un aiutante, che ci propone la sua visione e ci fornisce consigli.

Gli effettivi pericoli legati all’uso scorretto di ChatGPT hanno determinato un intervento del Garante per la Protezione dei dati personali che ha disposto, in data 31/03/2023, con effetto immediato, “la limitazione provvisoria del trattamento dei dati degli utenti italiani nei confronti di OpenAI, la società statunitense che ha sviluppato e gestisce la piattaforma” e  ha contestualmente aperto un’istruttoria. Nel provvedimento, il Garante mette in evidenza la mancanza di un’informativa rivolta agli utenti i cui dati vengono raccolti da OpenAI, ma soprattutto l’assenza di una base giuridica che giustifichi la raccolta e la conservazione massiccia di dati personali, allo scopo di “addestrare” gli algoritmi necessari al funzionamento della piattaforma.

Federico Maiocchi, Tommaso Rinaldi, Tobia Traverso, Angelo Zarra  3DLS

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