Il giorno 29/09/23 diverse classi di istituti pavesi hanno avuto la possibilità di partecipare alla fase iniziale di un progetto interamente dedicato ai diritti delle donne nel mondo, suddiviso in diverse conferenze, ciascuna con un particolare focus.
In questo primo appuntamento l’argomento trattato è la Giustizia: come, quando, dove e da chi, le leggi sono state modificate in favore dell’uguaglianza di genere.
Alcune classi del quarto e quinto anno dell’Istituto Cardano hanno avuto la fortuna di partecipare all’attività in presenza presso il Teatro Politeama a Pavia, mentre molte altre sono state ammesse alla diretta streaming, permettendo così una forbice di partecipazione maggiore.
La conferenza è stata introdotta dall’assessore pavese alle pari opportunità Mara Torti che, spinta dal momento storico nel quale è stata eletta, ossia lo scoppio delle rivolte in Iran, si è detta fiera di questo progetto. Ci ha spiegato il significato della sigla BAF (look Back, look Around, look to the Future) volto sia allo studio della storia, sia all’osservazione delle conquiste come fatiche, con obiettivo lo sviluppo di uno sguardo critico nei confronti delle lotte odierne.
Concluso il suo discorso l’assessore ha lasciato la parola alla coordinatrice della giornata, Silvia Ilari, docente di diritto civile all’Università di Pavia e direttrice del Centro di Ricerca interdipartimentale MERGED (Migrazione Riconoscimento Genere e Diversità) che ci ha spiegato le tappe del progetto, introducendoci ai cinque interventi trainanti della conferenza.
Nel primo intervento, Paola Bernardi, direttrice del Collegio Nuovo, ci ha esposto come le donne importanti nella storia furono numerose, regine o imperatrici, ma sempre sottoposte alla figura del marito; questo avvenne fino alla stesura del primo vero documento che ne tenesse conto: La “Dichiarazione dei Diritti della Donna e della Cittadina” di Olympe de Gouges che venne uccisa due anni dopo proprio per aver ricordato con quello scritto il ruolo delle donne nella Rivoluzione Francese.
Quando iniziò davvero la lotta per i diritti delle donne? Secondo il discorso della prof.ssa Bernardi, con l’ammissione delle ragazze ai collegi universitari nel 1863 e continuò nel tempo passando per il primo voto concesso alle donne nel Referendum del 1946 e ancora più recentemente con la possibilità di partecipazione alle forze armate nel 1999.
Il testimone è passato poi a Ilaria De Cesare, vincitrice del Premio per la parità di genere nel 2022, docente di diritto pubblico, e non solo, alla Facoltà delle Scienze Sociali dell’Università di Pavia.
De Cesare, partendo dal concetto di disparità di genere, è riuscita ad accendere la scintilla d’interesse anche tra tutti i giovani collegati e presenti in sala, toccando un tema più vicino all’esperienza reale rispetto ad un eventuale discorso legislativo che può risultare incomprensibile e noioso. Legandosi al discorso precedente, ha elencato diversi esempi pratici e recenti di situazioni in cui l’uomo risulta il parametro legislativo di valutazione di una donna; tra questi i più eclatanti sono il gender pay gap e il cosiddetto “soffitto di cristallo” basato su requisiti fisici valutati in base ad una scala maschile, utilizzata come unisex, la quale rende i risultati femminili sempre inferiori ai maschili perchè non tiene conto dell’oggettiva diversità fisica.
La prof.ssa ci ha spiegato che questi sono due dei motivi per i quali la parità di genere è obiettivo sia dell’Agenda 20-30 dell’ONU sia del Progetto 20-25 del PNRR.
Nella storia giuridica era già presente un concetto di parità all’interno dello Statuto Albertino, ma il vero passo avvenne con la stesura dell’attuale Costituzione vigente e l’inclusione delle donne negli articoli; cosicché l’appartenenza di un sesso specifico ad uno spazio produttivo, lavorativo, o ad uno spazio riproduttivo, domestico, finisse: donne e uomini risultano uguali nella Costituzione ed ognuno di loro può partecipare ad ogni spazio.
Articoli come il terzo, il ventinovesimo, il trentasettesimo o il quarantunesimo aprono la strada al diritto di voto, alle madri costituenti della Repubblica, alla donna lavoratrice per ogni grado o carica e alla libera partecipazione ai concorsi pubblici per entrambi i sessi.
Per il terzo intervento della mattinata ha preso la parola professoressa Sofia Braschi, che si occupa di Codice penale e che ci ha spiegato come in esso non siano presenti le parole “uomo” o “donna”, ma soltanto la parola “persona”; questo, combinato alle percentuali di omicidi e femminicidi in ambito domestico e agli anni di carcere attribuiti per ogni pena, porta a pensare che lo Stato valuti di minore importanza la vita di una donna rispetto a quella di un uomo. Ecco perché, ci ha esposto, esiste una convenzione preposta alla prevenzione delle violenze sulle donne: la Convenzione di Istanbul.
Il penultimo intervento è stato tenuto da Federica Falconi, ricercatrice di diritto internazionale all’Università di Pavia, che ci ha aperto gli occhi su come in realtà gli obiettivi dell’ONU siano molto lontani dalla piena realizzazione, nonostante alcune piccole conquiste nella storia come l’istituzione di commissioni apposite, alle quali partecipano 115 paesi delle Nazioni Unite, le quali dovrebbero far rapporto ogni anno all’unità centrale per poter riformulare e migliorare le azioni promozionali per le donne in maniera adeguata ad ogni Stato diverso. Tutto questo ha però preso davvero forma dal 1999, continua a spiegare la docente, quando le Nazioni Unite hanno invitato ogni Stato, che volesse rimanerne parte, a conformarsi alla norme internazionali decise sull’argomento.
Così è iniziato l’ultimo intervento, tenuto da Arianna Albertini, un personaggio molto diverso dalle precedenti figure che hanno esposto durante la conferenza, in quanto lei è studentessa del Collegio Nuovo in procinto di laurearsi in Scienze Politiche. Abbiamo avuto la fortuna di ascoltare in sintesi la sua tesi, costruita attorno al concetto di intersezionalità che ci spiega: “questo concetto mi ha permesso di estendere le ricerche di dati, come quelli esposti precedentemente in questa conferenza, anche a concetti quali il razzismo o il colonialismo”.
Il suo discorso si è basato sul collegare le diverse situazioni sociali, organizzazioni politiche e tradizioni di un certo luogo, con le leggi dello stesso, in modo da evidenziare i reali problemi e la loro origine.
Con questo sguardo fresco rivolto al mondo e alle sua diversità, si è conclusa la riunione alla quale abbiamo in molti assistito, portandoci a casa una linea di conoscenze maggiormente approfondita, dinamica, non volta soltanto al classico rimuginare femminista che rimane spesso pura teoria.
Flavia Girardi, classe 4ELS